Ilia Delio tecnologia transumanesimo
,

Due Domande a Ilia Delio

Alcuni stralci e due domande che abbiamo posto a Ilia Delio, la suora francescana convinta che Tommaso d’Aquino o Gregorio di Nissa sarebbero rimasti affascinati dalla ‘santità della tecnologia’ e che avrebbero dedicato a essa una profonda riflessione teologica

TrascendenteDigitale le ha rivolto due domande.

Presentiamo in traduzione italiana due stralci di articoli e, al termine, il breve scambio di battute.

La tecnologia sta cambiando la forma di ciò che siamo e, in un certo senso, di chi siamo, e con il tempo cambierà anche la forma della chiesa. Dio ha creato un sistema in cui le creature che trascendono gli umani nella catena dell’evoluzione sono creature che stiamo progettando e creando, così che il loro atto di trascenderci sia allo stesso tempo il nostro atto di trascendere noi stessi. L’autopoiesi o la creazione di noi stessi è scritta nella sostanza stessa della natura, così come nel codice fondamentale della natura umana e della tecnologia, e ci fornisce un indizio sulla natura della realtà e sulla natura di Dio. Non siamo determinati biologicamente; la natura ha una dimensione interiore di libertà e trascendenza.

La tecnologia transumanista indica che la realtà è un processo costituito da una spinta verso la trascendenza. La natura, in un certo senso, non è mai soddisfatta di se stessa; preme sempre per essere di più e per la novità. Quando partecipiamo a questa spinta verso nuove possibilità, partecipiamo anche a Dio. Questa è la dimensione della santità nella tecnologia. Quando siamo immersi nella spinta verso la trascendenza, condividiamo le profondità ultime della realtà che chiamiamo Dio. Il mito di Adamo ha creato enormi divisioni nella scienza e nella religione e ha soffocato l’evoluzione umana. Le tecnologie transumaniste, simboleggiate dal cyborg, forniscono speranza per un mondo più unificato in futuro, se sviluppiamo e creiamo tecnologie con questo obiettivo in mente”.


Mentre la Chiesa cattolica sta ancora cercando di comprendere il Concilio Vaticano II, conclusosi nel 1965, il resto del mondo viene rimodellato da frammenti di informazioni confezionati in forma di silicio.

Se siamo preoccupati per la prevalenza di guerra e povertà, la persistenza del riscaldamento globale e la mancanza di inclusione di genere, tra le altre preoccupazioni, allora dobbiamo chiederci cosa muove il mondo. La risposta breve è idee creative che migliorano la vita. Duemila anni fa, le parole di Gesù di Nazareth hanno acceso un fuoco osando immaginare che qualcosa di piccolo e insignificante, come un seme di senape, potesse sbocciare nel regno di Dio. Oggi i semi di senape dell’immaginazione sono nelle arti, come la musica e la poesia, ma ancora di più nell’arte di costruire cose, l’arte del design. Le imprese scientifiche e tecnologiche odierne sono sbalorditive. Nuovi metodi biomedici, come l’editing genetico e i dispositivi protesici, possono riparare e rigenerare; gli ingegneri stanno costruendo robot che imitano la forma e la funzione umana e gli informatici stanno creando nuovi software in grado di interagire a livello del pensiero umano. Con ogni invenzione, la vita cambia. Anche la teologia e la liturgia ci cambiano? Teilhard era profondamente devoto alla Chiesa cattolica, ma era anche consapevole che i cambiamenti necessari per attuare una nuova interezza planetaria non avrebbero avuto luogo nella religione istituzionale. Le istituzioni religiose, secondo lui, sono destinate a essere al servizio dell’evoluzione e non viceversa.

L’uso della tecnologia per trascendere i limiti biologici, noto come transumanesimo, ha le sue radici nella tradizione cristiana. La prima apparizione scritta di una qualsiasi forma della parola “transumanesimo” si trova nella Divina Commedia del poeta italiano Dante (c. 1265-1321) che coniò la parola trasumanar per descrivere la gloriosa trasformazione che attende gli esseri umani quando vengono assunti nella presenza eterna di Dio. La parola trasumanar suggerisce un processo continuo e non uno stato finale. “Andare oltre l’umano” scrive Dante “è qualcosa che non può essere descritto a parole”. Si basa sul passaggio scritturale di San Paolo nella sua Lettera ai Corinzi: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor 2,9). (…)

La tecnologia si basa sull’ineffabile dimensione divina della persona umana che, essendo creata a immagine di Dio, è orientata verso la divinizzazione, o il divenire simile a Dio. L’essenza dell’umanità, quindi, è di essere sconfinata, aperta all’infinito. (…)

Uno dei motti principali del Vaticano II era “leggere i segni dei tempi”. Uno dei segni più evidenti ci fissa in faccia ogni giorno,lo schermo del nostro computer tramite il quale interagiamo gli uni con gli altri attraverso il cervello globale di Internet. L’intelligenza artificiale non è una minaccia per la religione, ma il luogo stesso in cui Dio sta emergendo, come ha scritto Philip Hefner: “Se non possiamo immaginare che la religione prenda forma nella tecnologia, allora abbiamo eliminato la dimensione religiosa della profondità dello sviluppo più significativo nel divenire umano. Eliminare la religione dalla tecnologia significa lasciarci vulnerabili e timorosi”.

Di recente, mi sono imbattuto in una pubblicità per un corso su “Il sublime algoritmico: tecnologia, infinito e trascendenza”. L’istruttore, Frank Shepard, descrive il corso in questo modo: “Il sublime come concetto filosofico si riferisce a ciò che eccede la razionalità: la bellezza e l’orrore incomprensibili dello spirito e del mondo naturale. Ma se il sublime è irrazionale (letteralmente, non può essere sottoposto alla logica), come possiamo dare un senso ai vari modi in cui è mediato dai sistemi rigidamente logici dei macchinari computazionali? L’informatica è sempre stata coinvolta in questioni di crescita e infinito, teorizzando i propri limiti e trascendendoli. . . . In questo corso, svilupperemo una profonda comprensione di come l’insondabile sia reso operabile da algoritmi e media digitali”. Riusciresti a immaginare se Gregorio di Nissa o Tommaso d’Aquino leggessero questa descrizione del corso? Sono certo che si iscriverebbero senza indugio. Per il fondamento dell’immaginazione e della creatività, l’infinito potenziale della psiche, il cui fondamento è Dio, è la materia dell’IA che ci spinge verso un futuro radicalmente nuovo. (…)

Abbiamo bisogno di una pulizia primaverile teologica e di nuove idee teologiche per motivare ed energizzare le nostre menti e i nostri cuori stanchi. Dobbiamo prestare attenzione a ciò che guida la tecnologia, al motivo per cui la tecnologia ci trascina nella sua distesa di infinite possibilità, e poi dobbiamo chiederci: chi è il Dio del mio cuore?


Due domande a Ilia Delio

Ilia: L’espressione “santità della tecnologia” potrebbe allarmarci perché noi, in genere, temiamo la tecnologia, ma io con essa intendo esprimere la convinzione che la tecnologia è in grado di unirci in modi inconcepibili in passato. E una comunità planetaria più unita prende la direzione di una maggior completezza della vita cosmica, e il fondamento di una completezza sempre maggiore è Dio. Quindi la tecnologia nasconde e rivela Dio al contempo nella misura in cui ha una potenza assoluta di amore che spinge a unirci.

TD: Nel recente “The World Will Change by Creating a New One” affermi suggestivamente che “se non iniziamo a comprendere la relazione tra Dio e la tecnologia, perderemo l’aereo a reazione che sfreccia verso il futuro”. Suggerisci anche che un san Tommaso o un Gregorio di Nissa ne riconoscerebbero subito l’utilità quale motore di trascendenza. Ci potresti sintetizzare quale per te è il ruolo della tecnologia nel Disegno di Dio?

Ilia: Innanzitutto vorrei precisare che io preferisco pensare, al modo di A. N. Whitehead, che ‘Dio ha una visione’, piuttosto che ‘Dio ha un disegno’. E sta a noi attualizzare la visione che Dio ha della creazione. Noi siamo abituati a trattare la tecnologia  come antagonista, come se fossimo minacciati dalle stesse macchine che continuiamo a usare e sviluppare. Il problema non è la tecnologia, il problema è l’ambivalente persona umana. La tecnologia è semplicemente il modo in cui la natura si organizza attraverso sistemi informazionali, ora estesi anche al livello della mente. Secondo Teilhard de Chardin, la tecnologia può essere il prossimo livello della Cristogenesi, se noi siamo in grado di usarla e svilupparla lungo le linee della convergenza e della giustizia planetaria. Tommaso d’Aquino e Gregorio di Nissa sarebbero stati affascinati dalla tecnologia e avrebbero riflettuto profondamente su essa alla luce della dottrina cristiana.

Condividi il contenuto:

27 risposte a “Due Domande a Ilia Delio”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Simili