Giuseppe Tanzella-Nitti Teologo Tecnologia
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Esiste un umanesimo scientifico?

Il saggio di seguito riportato, del 2011, è una pietra miliare nella via verso una teologia della tecnologia. L’autore è Giuseppe Tanzella-Nitti, direttore del Centro di Ricerca DISF (Documentazione interdisciplinare di scienza e fede – www.disf.org), della SISRI (Scuola superiore per la ricerca interdisciplinare) e membro del Consiglio direttivo del SEFIR (Scienza e fede nell’interpretazione del reale). Il titolo è Pensare la tecnologia in prospettiva teologica: esiste un umanesimo scientifico?, in P. Barrotta, G. O. Longo, M. Negrotti, Scienza, tecnologia e valori morali: quale futuro, Scritti in onore di Francesco Bacone, Armando, Roma, 2011, pp. 201-211.

Riportiamo il testo nella sua interezza, ma sottolineiamo in anticipo le parti che ci sembrano fondamentali. Innanzitutto le due considerazioni in premessa: “La prima è la constatazione di una certa rinuncia a proporre riflessioni che scendano in profondità, ad esempio accettando con coraggio di porre nuovamente a tema non solo l’idea di natura, che in fondo la tecnica si propone di imitare, ma anche quella di natura umana, poiché è dalla concezione dell’uomo che la categoria di progresso in ultima analisi viene a dipendere; la seconda è rilevare lo spostamento del dibattito in campo quasi esclusivamente etico, con il corrispondente proliferare di neologismi (tecno-etica, neuro-etica, bio-etica), ed il retrocedere di un questionare a livello maggiormente fondativo, che richiederebbe affrontare domande ritenute oggi troppo difficili, come tornare a parlare di cosa sia la verità, e di quali siano i suoi rapporti con la storia”.

Poi è da  evidenziare l’attenzione rivolta dall’autore a quella serie di luoghi comuni in cui ristagnano da anni moltissimi dibattiti sulla tecnologia, tra cui il “separare in modo troppo netto la scienza dalla tecnica, formulando un giudizio positivo nei confronti della prima ed uno di neutralità (quando non del tutto negativo) nei confronti della seconda” e “l’insistere (peraltro comprensibilmente) sull’idea che le applicazioni tecnologiche debbano avere dei limiti, ma è sempre rischioso farlo dimenticando che la metafora del limite offre il fianco ad una critica, quella di vedere il rapporto fra bene morale e ricerca scientifica in modo estrinseco, e che l’etica del limite ha anch’essa i suoi limiti, se non illuminata da un’etica dell’agire virtuoso”.

E dopo altre osservazioni originali, si giunge alle “categorie quasi-teologiche che la tecnologia sembra evocare e fare proprie: dal superamento della finitezza alla speranza del futuro, dalla promessa di salvezza individuale a quella di benessere collettivo, dalla custodia della memoria all’indefinito progresso delle relazioni”.

Fra tante altre considerazioni utili e coraggiose è da segnalare, per ultima, un’affermazione da incastonare come epigrafe in ogni opera di teologia della tecnologia: “la tecnologia altro non è se non la mente e le mani che il Creatore ha donato all’essere umano per umanizzare la terra e condurre a compimento le progettualità contenute nella propria umanità”. Un’affermazione potentissima.

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3 risposte a “Esiste un umanesimo scientifico?”

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