Marco Gori è direttore del Laboratorio di Intelligenza Artificiale dell’Università di Siena e presidente 3IA all’Università Cote d’Azur di Nizza, già presidente dell’Italian Chapter dell’IEEE Computation Intelligence Society e dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza artificiale. È nella lista dei “Top Italian Scientists” della VIA Academy.
Invitato ai “Linguaggi del divino” della Diocesi di Pistoia nell’ottobre 2023, Gori ha proposta una riflessione sui temi di nostro interesse, con luminose riflessioni sul rapporto tra scienza e fede (“Un po’ di scienza allontana da Dio ma molta scienza riconduce a lui”- L. Pasteur) e sull’appropriato modo di guardare all’orizzonte delle macchine cosciente (“la coscienza… il dilemma non solo non sembra scalfito, ma sembra appositamente custodito nel castello più antico. Intriganti indizi in fisica, in biologia, in AI suggeriscono che il castello sia stato appositamente fortificato con mura che lo rendono inespugnabile alle sfide scientifiche”).
Riportiamo la conclusione che Marco Gori ha rilasciato.
“Un po’ di scienza allontana da Dio ma molta scienza riconduce a lui”.
Louis Pasteur, il padre della microbiologia, è stato il primo a formulare questa paradossale conclusione. L’emergenza di processi cognitivi artificiali e la conquista dell’intelligenza e delle capacità creative artificiali non varca in alcun modo i confini della metodologia scientifica. La sfida dell’intelligenza Artificiale pare in buona compagnia con scienze come la Fisica e la Biologia. In particolare l’IA mostra chiaramente che non solo la forza fisica, ma anche l’intelligenza e la creatività possono essere espresse progressivamente con qualità sempre maggiore nelle macchine fino a superare le capacità cognitive umane. Molte frettolose conclusioni di stampo prevalentemente materialistico sull’evoluzione cibernetica degli umani verso i “cyborg” poggiano sul fondamentale frainteso che la conquista dell’intelligenza e delle capacità creative spalanchi le porte all’acquisizione della coscienza e della percezione di sé. Ogni rigorosa analisi epistemologica sul sentiero tracciato delle metodologie scientifiche ci consegna invece l’umiltà di concludere che i segreti della coscienza sono custoditi nella sfera della vita e che non trovano posto nelle “leggi dell’informazione / osservazione“. L’emergenza della vita si coniuga con la morte e, negli umani, con le domande fondamentali sull’esistenza e sulla percezione dell’infinito. Questo trova posto nella coscienza, la cui comprensione pare ben poco scalfita anche dalle recenti straordinarie conquiste dell’IA. Il dilemma più antico non solo non sembra scalfito, ma sembra appositamente custodito nel castello più antico.
Intriganti indizi in fisica, in biologia, in AI suggeriscono che il castello sia stato appositamente fortificato con mura che lo rendono inespugnabile alla sfide scientifiche. La ricerca di altri accessi a quel castello non ha certamente perso senso per via della scienza e dei recenti sviluppi dell’AI.
Questo suggerisce la ricerca e la valorizzazione delle caratteristiche effettivamente distintive degli umani che, dunque, non risultano né la forza fisica, né l’intelligenza e neppure le nostre straordinarie capacità creative e narrative. Ci distingue invece la coscienza, la percezione della gioia e del dolore, ci distingue la nostra proiezione verso i desideri. Tutto questo è naturale oggetto dell’etica, ancor prima della legge e della politica. E’ in questa cornice che trovano spazio i sogni e i sentimenti. Siamo in un’ epoca in cui le tecnologie dell’informazione e dell’AI hanno assorbito la grande maggioranza dei risparmi del pianeta creando ormai il club delle aziende con oltre un trilione di dollari capitalizzazione (patrimonio immobiliare italiano). Questo sta contribuendo ad amplificare il divario tra ricchi e poveri del mondo. Più che in passato, l’etica dei comportamenti singoli e collettivi deve anticipare l’economia, la legge e la politica, insegnando che c’è spazio per riaccendere gli animi assopiti dal solo unificante modello del successo dei singoli. L’invasione dell’IA potrebbe paradossalmente riportare gli umani ad esplorare con più cura i valori che li contraddistinguono. Potrebbe dunque esserci più spazio per trovare piena realizzazione di nuove visioni sulla pace e sulla libertà. Potrebbe esserci più spazio per chi, contrariamente ad ogni regola di efficienza per conseguire il successo personale, saprà realizzarsi anche nel condividere qualcosa che ha avuto il privilegio di ricevere in dono.
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