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Il Potere della Parola tra Prompting, Preghiera e Antiqua et Nova

Un’Analisi tra Prompting, Preghiera, Parola Creatrice e Antiqua et Nova

Questo articolo è pubblicato in contemporaneamente con il sito MagIA – Magazine IA che affronta i temi legati all’IA proponendo un nuovo modo di leggerli e affrontarli. Si propone una riflessione sul potere performativo del linguaggio il cui uso consapevole rende «il dialogo con il divino e con l’innovazione una sinfonia in cui ogni parola contribuisce a rivelare la complessità e la bellezza dell’essere».

Il linguaggio, nella sua duplice veste di mezzo comunicativo e strumento performativo, rappresenta una delle dimensioni più affascinanti della condizione umana. La ritroviamo nella profonda interconnessione che lega il prompting, inteso come l’arte di formulare input chiari e intenzionali nei confronti delle intelligenze artificiali, la preghiera, quale dialogo intimo e trasformativo con il divino e la Parola creatrice di Dio, come narrata nella Genesi. Benché non sia immediatamente evidente, nella preghiera e nell’interazione con l’IA confidiamo che il nostro linguaggio produca l’effetto sperato, e se per la preghiera facciamo riferimento a qualche tecnica di meditazione e concentrazione, nell’IA ci affidiamo al prompting, una tecnologia tecno-linguistica che ottimizza l’interazione con la macchina.

L’osservazione di Paolo nella lettera ai Romani («non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente» Rm 8, 26) potrebbe essere riletta in quest’ottica e scoprire un’analogia tra il non saper pregare e il non saper chiedere. Inoltre, nel contesto dell’IA, il prompting è l’atto di formulare un’istruzione che induce l’IA a generare un risultato desiderato, cioè, si potrebbe dire, una parola performativa con cui l’utente dice qualcosa e l’IA risponde, creando il contenuto in base all’input ricevuto. Siamo in presenza di una seconda analogia: il prompting come atto linguistico performativo, una sorta di Parola creatrice?

 In questo articolo cercheremo di comprendere come le innovazioni tecnologiche possano integrarsi con la tradizione millenaria del pensiero umano e religioso, offrendo spunti per un uso consapevole del linguaggio in ogni sua manifestazione.

Prompting e richiesta

La teoria degli atti linguistici di J. L. Austin, afferma che il linguaggio, oltre ad essere un veicolo descrittivo, è anche un mezzo performativo con cui si compiono azioni. In questo senso, un prompt non è semplicemente una comunicazione di qualche informazione, ma un’azione sul sistema che, in risposta, genera contenuti nuovi e originali. L’atto di chiedere, dunque, diventa atto creativo. Questo stesso principio si riscontra nella preghiera, in cui il credente si rivolge a Dio non solo per informare, ma per instaurare un dialogo trasformativo che rivela la propria interiorità e i propri desideri più profondi.

Insieme a Martin Buber possiamo affermare che nella preghiera autentica la relazione non è unidirezionale, ma si configura come un dialogo genuino in cui l’uomo e il divino si incontrano in un rapporto di intimità e reciprocità in cui la sincerità dell’intento e la scelta accurata delle parole giocano un ruolo fondamentale. Anche Sant’Agostino, nelle Confessioni, ha sottolineato come solo attraverso l’ammissione sincera dei propri desideri e delle proprie fragilità espressa con un linguaggio autentico l’uomo può sperimentare una vera comunione con il divino.

Prompting e potenza creatrice

Il libro della Genesi testimonia la potenza creatrice del linguaggio, laddove la Parola di Dio, come «Sia la luce!», non descrive una realtà preesistente, la fa nascere. Il logos divino, analogamente al prompting ben strutturato, è portatore di una forza creativa che trasforma il nulla in essere, un potere intrinseco che va oltre il mero segno linguistico, configurandosi come strumento di rivelazione e di trasformazione radicale della realtà. La forza performativa del linguaggio, che si manifesta tanto nell’atto creatore quanto nella generazione dei contenuti artificiali, evidenzia come il verbo sia in grado di incidere profondamente sul tessuto dell’essere.

A questo punto emerge la rilevanza della nota Antiqua et Nova, una riflessione che mette a confronto l’intelligenza umana, antiqua, radicata in secoli di esperienza e tradizione, e l’intelligenza artificiale, nova, in continua evoluzione e capace di apprendere attraverso algoritmi sofisticati. Questo confronto non stabilisce una gerarchia, piuttosto colloca la tecnologia moderna in continuità con la tradizione millenaria che ha sempre riconosciuto il potere trasformativo del linguaggio. Si può affermare che Antiqua et Nova riconosce nella capacità del linguaggio di entrambe di creare e rivelare realtà.

Da un lato, l’intelligenza umana si fonda su esperienze, emozioni, intuizioni e una storia culturale che ha permesso lo sviluppo di forme complesse di espressione, come la poesia, la filosofia e la teologia. Questo patrimonio costituisce tutt’oggi la base su cui si fonda la nostra capacità di pensare e di comunicare. Dall’altro lato, l’intelligenza artificiale si alimenta di questa stessa ricchezza linguistica e culturale per poter operare, attraverso il prompting, un processo di generazione dei contenuti che in molti casi risulta sorprendentemente coerente e creativo. Il dialogo fra il vecchio e il nuovo, tra Antiqua et Nova diventa un invito a riconoscere  l’innovazione tecnologica come una evoluzione continua del passato, capace di integrare e ampliare le potenzialità della mente umana.

Prompting e preghiera

L’uso dell’intelligenza artificiale, in questo quadro, si configura come un’occasione per mettere in luce la complementarità tra il sapere tradizionale e le nuove capacità di elaborazione dei dati. In ambito teologico, per esempio, la relazione tra parola creatrice e gli strumenti linguistici tecnologici schiude nuovi orizzonti per approfondire il significato profondo delle parole e il loro potere di trasformazione. L’integrazione tra il prompting e la preghiera, in un contesto che li definisce come atti performativi e creativi, diventa un campo di indagine in cui la tecnologia moderna si fa strumento di approfondimento della dimensione spirituale. Le riflessioni filosofiche di Heidegger fino a Chomsky passando per Wittgenstein e Searle  contribuiscono a chiarire come il potere performativo del linguaggio sia un elemento trasversale, capace di unire l’esperienza umana con le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.

Nel rapporto Antiqua et Nova si ritrova, dunque, una profonda simbiosi: mentre l’intelligenza umana continua a rappresentare il deposito di una tradizione culturale e spirituale millenaria, l’intelligenza artificiale si configura come un’estensione di quella stessa capacità di generare significato. Il prompting diventa allora il ponte che collega il sapere antico con le potenzialità innovative del presente in una sintesi che apre nuove vie di dialogo fra il sacro e il profano e invita a ripensare il rapporto fra uomo e tecnologia, mettendo in luce come il linguaggio, nella sua funzione creatrice, possa fungere da mediatore tra la tradizione e l’innovazione.

Tradizione e Innovazione

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda l’uso etico e consapevole dell’intelligenza artificiale. Antiqua et Nova suggerisce che, per sfruttare appieno le potenzialità della tecnologia moderna, sia indispensabile attingere alla saggezza della tradizione, della riflessione, della contemplazione e dell’uso ponderato del linguaggio.

La pratica del prompting, quindi, non deve essere intesa esclusivamente come un esercizio tecnico, bensì come un’opportunità per una crescita personale e spirituale dove ogni richiesta si trasforma in un atto di dialogo con un universo in cui il sacro e il profano si intrecciano in maniera indissolubile. Infatti, la potenza del verbo, caratteristica del racconto biblico o della tradizione liturgica, si manifesta anche nelle moderne interazioni tra uomo e macchina, dove l’accuratezza e la precisione delle parole possono generare risposte sorprendenti e creative. La tecnologia diventa un ulteriore livello dell’esperienza umana, capace di amplificare e dare nuova forma a quelle qualità intrinseche che hanno sempre caratterizzato il pensiero umano e la sua ricerca del divino.

Conclusione

In conclusione, il dialogo fra prompting, preghiera e Parola creatrice si configura come una sfida intellettuale e spirituale che abbraccia la totalità dell’esperienza umana, in cui il linguaggio si erge a ponte tra il passato e il futuro, tra il noto e l’ignoto. Antiqua et Nova rappresenta un invito a riconoscere che le nuove tecnologie, lontane dall’essere una rottura con la tradizione, possono invece integrarsi in un continuum che valorizza il sapere antico e lo proietta verso nuove possibilità. Solo attraverso un uso consapevole e meditato del linguaggio – sia nella formulazione dei prompt che nell’atto della preghiera – l’essere umano potrà attingere alla sua capacità creatrice, rendendo il dialogo con il divino e con l’innovazione una sinfonia in cui ogni parola contribuisce a rivelare la complessità e la bellezza dell’essere.

Questo percorso di riflessione, tra dimensione tecnica, filosofica e teologica, sottolinea come il linguaggio, fondendo la tradizione millenaria della sapienza umana con le innovazioni della contemporaneità, sia una forza vitale in grado di trasformare la realtà, una chiave interpretativa fondamentale per comprendere il delicato equilibrio fra il vecchio e il nuovo, invitandoci a utilizzare le tecnologie emergenti non come fine a se stesse, ma come estensione delle capacità umane più profonde e autentiche.

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