Xandro Pachta-Reyhofen

Grazia, tecnologia e teleios. Intervista a Pachta-Reyhofen

Xandro Pachta-Reyhofen è un giovane sacerdote, laureato in Filosofia a Parigi, in Management alla London School of Economics and Political Science e in Teologia alla parigina Facoltà teologica Loyola. Attualmente sta completando il Dottorato in Teologia presso la Facoltà di Teologia Cattolica di Vienna. La sua tesi di dottorato verte sul rapporto tra escatologia cristiana e visione postumana. Al pensiero transumanista e postumanista, soprattutto in rapporto alla teologia, ha già dedicato due contributi molto interessanti: una recensione su Communio al libro non tradotto in italiano di Oliver Durr, Transhumanismus – Traum oder Alptraum? (Transumanesimo: sogno o incubo?) (Herder, Friburgo 2023, ) e l’articolo Flucht nach vorn, Fuga in avanti. Il transumanesino e il problema del desiderio (“Communio” 53, 2024).

Trascendente Digitale ha intrattenuto con Xandro una piacevolissima conversazione.

TD: La tecnologia ha la potenzialità di migliorare grandemente la vita degli esseri umani e del pianeta. Nel tuo recente Flucht nach vorn fai addirittura un confronto tra la Grazia e la tecnologia. Di solito Grazia e tecnologia sono poste in contrapposizione, ma è possibile, secondo te, vederle come alleate anziché come antagoniste?

Pachta-Reyhofen: Il paragone tra Grazia e tecnologia che ho fatto è ambivalente. Formalmente si basa sul fatto che l’uomo non può raggiungere il suo obiettivo da solo. Ha bisogno di aiuto. Sia la Grazia che la tecnologia sono un aiuto che, per così dire, migliora le persone. Ma naturalmente ci sono delle differenze importanti. Per ora, forse è sufficiente sottolineare che la Grazia di Dio è, ovviamente, sempre buona, mentre la tecnologia può essere utilizzata sia per il bene che per il male. Ma sì: nella misura in cui viene utilizzata per il bene, secondo me può essere vista come un’alleata della grazia, come un modo per fare più bene e per permettere alla Grazia di operare in noi e intorno a noi.

TD: Noi di TD amiamo l’idea che come i principi della ragione filosofica sono stati definiti semi di Logos (Seconda Persona della ss. Trinità) così le conquiste della ragione tecnologiche potrebbero essere considerate semi di Teleios (il Perfezionatore, Terza Persona Trinitaria). In entrambi i casi sono preparazioni e prolessi, ma con un raggio divino che li illumina. Secondo te è un’idea perseguibile?

Pachta-Reyhofen: Fondamentalmente mi piace l’idea. Mi sembra importante non ridurre l’attività umana, in cui si esprime il nostro essere a immagine di Dio, alla dimensione morale, ma lasciare spazio anche alla produzione tecnologica. Non conta solo l’opera operantis, cioè la qualità morale soggettiva di un atto, ma anche l’ opus operis, cioè anche il prodotto oggettivo. Spesso spiego questo con il mandato della creazione in Genesi 1, 28. Dio dice che l’uomo deve essere fecondo e moltiplicarsi. In questo egli riflette Dio, perché Dio è amore. Ma Dio dice anche: soggiogate la terra e dominate gli animali. Dio è amore, ma è anche creatore e sovrano. E anche l’uomo dovrebbe imitare queste qualità di Dio. In quanto “co-creatore creato”, l’uomo è simile a Dio nella sua attività creativa (Genesi 1, 26). Ma non dobbiamo mai dimenticare: «Se non ho amore, non sono nulla» (1 Corinzi 13, 2). In teologia, lo Spirito Santo è associato all’amore (vedi Romani 5, 5). Le conquiste tecniche sono quindi semi dello Spirito Santo e possono rappresentarlo o anticiparlo solo se sono al servizio dell’amore. Oppure, per dirla in positivo: ogni prodotto della creatività umana che sia buono e serva all’amore può essere considerato un sacramento dello Spirito creativo in senso lato.

TD: Nella tua bella recensione al libro di Durr hai parole assai accoglienti e inclusive nei confronti delle idee transumaniste (a differenza dello stesso Durr). Potresti illustrare la tua visione su questo?

Pachta-Reyhofen: È importante comprendere che all’interno del transumanesimo esistono numerose correnti e idee, motivazioni e obiettivi diversi. Tra i transumanisti ci sono molte “persone di buona volontà”. Penso che abbia senso non concentrarsi esclusivamente sugli aspetti incompatibili con la visione cristiana dell’umanità, ma vedere anche i lati positivi del transumanesimo: la generosità; la volontà di migliorare la vita sulla Terra attraverso la tecnologia; il desiderio di dare speranza; la volontà di lavorare insieme per raggiungere un obiettivo, ecc. A quali condizioni i cristiani possono collaborare con i transumanisti? Naturalmente, vanno rispettati i principi etici e la natura metafisica dell’uomo: l’uomo come essere libero e responsabile, capace di diventare Dio (capax Dei) deve essere rigorosamente rispettato. Ma anche l’umiltà mi sembra particolarmente importante: finché il transumanesimo crederà di poter creare il paradiso in terra o la felicità umana (utopia) sarà pericoloso. Credo, o meglio spero, che questo sia possibile: un transumanesimo umile (non codardo), etico e umanistico. In ogni caso, noi cristiani dobbiamo fare tutto il possibile affinché ciò sia possibile. Altrimenti il transumanesimo sarebbe davvero “l’idea più pericolosa del mondo”.

TD: Nella Gaudium et spes è scritto che l’impegno umano per migliorare le condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio. in Antiqua et nova si legge invece che l’ia corrisponde al piano di Dio solo se rettamente utilizzata. Trovi che la chiesa abbia perso fiducia nell’essere umano, oppure che l’ia abbia cambiato le carte in tavola, oppure ancora che la visione del concilio sia stata un po’ abbandonata e corretta?

Pachta-Reyhofen: è certamente vero che dopo l’ottimismo della Gaudium et spes siamo diventati un po’ più cauti e realisti. Ma i principi sono rimasti gli stessi: si deve trattare di un reale miglioramento delle condizioni di vita. Ciò significa avere un’idea di ciò che serve veramente alla buona vita di tutte le persone in tutte le dimensioni: fisica, mentale, morale, relazionale, spirituale. La tecnologia deve sempre essere al servizio del bonum commune.

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