cibelli AI interroga la teologia
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Incontro con Edoardo Cibelli

Edoardo Cibelli, presbitero di Napoli dal 2006, è laureato in Fisica, indirizzo cibernetico. Dottore in Teologia dogmatica, insegna presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, San Tommaso, Napoli. Con il recente libro L’intelligenza artificiale interroga la teologia ha suscitato l’interesse di Trascendente Digitale e l’autore si è gentilmente prestato all’intervista.

1. Qual è stato il percorso che ha portato a questo libro?

Attualmente sono docente ordinario presso la PFTIM Sez. San Tommaso (Napoli) e ho conseguito il dottorato in teologia dogmatica nel 2010 con una tesi su «volontà, libertà e autenticità» nel pensiero del gesuita canadese Bernard J.F. Lonergan (1904-1984), filosofo, teologo, metodologo nonché studioso di macroeconomia, il quale ha sviluppato la proposta di un metodo in teologia (cf B.J.F. LONERGAN, Method in Theology, 1972, tr. it., Metodo in Teologia, S. Muratore, C. Taddei Ferretti ed E. Cibelli, a cura di, 2022) sulla solida base della sua analisi del processo cognitivo (cf B.J.F. LONERGAN, Insight. A Study of Human Understanding, 1957). Prima di dedicarmi agli studi teologici, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 2006, mi sono laureato anche in fisica, indirizzo cibernetico, alla Università Federico II (Napoli) nel 2001 e per tale ragione ho successivamente apprezzato il lavoro di Lonergan, che ritengo sia riuscito a valorizzare nel proprio lavoro di ricerca – specialmente di carattere filosofico-teologico – il metodo scientifico e il contributo delle scienze alla teologia. In particolare, a partire dal pensiero di Lonergan, mi sono recentemente occupato del confronto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, due ambiti di riflessione che presentano alcune convergenze, ma anche molte differenze. Ulteriormente, il confronto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale si colloca in uno spazio interdisciplinare di ricerca che coinvolge in chiave antropologica ed etica anche qualsiasi teologia relativa a qualsiasi tradizione religiosa, in particolare alla teologia cattolica.

2. Quali sono i suoi punti di riferimento fondamentali in questo ambito?

L’intelligenza artificiale è una disciplina che ormai inerisce ad ogni ambito del sapere e va considerata almeno sotto due prospettive fondamentali e complementari fra loro: la prospettiva del conoscere (profilo conoscitivo) e quella dell’agire (profilo etico e meta-etico). Sotto il profilo conoscitivo, allora, bisogna domandarsi cosa significa “intelligenza artificiale”, cosa vuol dire che un agente artificiale intelligente non può comprendere né conoscere la realtà, in che senso un agente artificiale non ha coscienza di sé stesso, né può esercitare volontà e libertà. Queste sono tutte domande alle quali l’agente umano può formulare risposte cercando di comprendere anche il proprio modo di essere cosciente, di comprendere e di conoscere la realtà, di esercitare liberamente la propria volontà fino ad aprirsi all’esistenza del Trascendente. Sotto il profilo etico e algoretico, in intelligenza artificiale e in svariate altre discipline, fra le quali la teologia, ci si domanda a quali criteri l’essere umano deve ispirarsi e prestare attenzione relativamente allo sviluppo di tecnologie intelligenti, che possano aiutarlo a svolgere compiti sempre più difficili e specialistici, senza, tuttavia, che ciò comporti la deliberazione di decisioni prettamente umane. Ancora urge una riflessione interdisciplinare su quali saranno le conseguenze su scala mondiale di un uso sempre più pervasivo e capillare di agenti artificiali intelligenti.

3.  Come entra la teologia in dialogo con l’intelligenza artificiale?

Alla base di qualsiasi teologia, bisogna tener presente un soggetto teologante in grado di accogliere conoscitivamente il messaggio rilevato e di convertirsi al messaggio stesso; restringendo il campo alla teologia cristano-cattolica, la persona di Gesù Cristo è pienezza della rivelazione e del messaggio rivelato. Inoltre, proprio poiché una teologia è rivolta ad un essere umano concreto ed esistenziale, non si può prescindere dal contesto storico-culturale in cui quest’ultimo è inserito: si tratta di un contesto mutevole, nel quale il quadro di valori non è determinato una volta per tutte. In particolare, l’essere umano contemporaneo vive in una epoca di transizione segnata dagli enormi sviluppi dell’intelligenza artificiale e dalla presenza di agenti intelligenti artificiali sempre più sofisticati con i quali stanno emergendo e si stanno evolvendo nuove forme nuova di cooperazione. A partire da questo dato di fatto, innumerevoli problemi di etica e di algoretica si affacciano all’orizzonte antropologico e ciò interpella anche la riflessione teologica attuale, chiamata ad accompagnare l’essere umano nel proprio cammino sia di conoscenza che di interazione nei confronti della realtà.

4. Come contribuisce l’intelligenza artificiale a rinnovare oggi la prospettiva antropologica e, in particolare, la conoscenza umana del rapporto mente-corpo?

Lo studio del rapporto mente-corpo nell’essere umano consente di comprendere il significato di “intelligenza incarnata”: non si tratta di una intelligenza definita solo dalla capacità di svolgere computazioni o di analizzare semanticamente e sintatticamente predicati e funzioni di un determinato linguaggio. L’intelligenza umana si sviluppa con l’esperienza, che è quella propria di un agente collocato in uno spazio fisico in grado di interagire con altri agenti a lui simili e col proprio ambiente. Questa dinamicità ed apertura dell’essere umano in costante relazione con altri esseri umani e con la realtà circostante lo rendono unico ed irripetibile. Attualmente, si stanno costruendo agenti intelligenti che simulano reti neurali umane, ma la complessità del sistema nervoso centrale è ancora troppo grande affinché si possa riprodurre e simulare fedelmente mediate una rete neurale artificiale. D’altra parte, in prospettiva antropologica, ci si chiede se mai sarà possibile costruire una intelligenza artificiale capace di riprodurre perfettamente una intelligenza umana e in caso affermativo come andrà considerata una eventuale intelligenza artificiale fornita di coscienza e volontà. La presente discussione interdisciplinare interessa non solo la teologia, ma anche la filosofia ed è in continuo aggiornamento.

5. Nella parte finale del suo libro compare anche una breve riflessione sul transumanesimo. Si può aprire un dialogo fruttuoso tra teologia e transumanesimo?

Un dialogo fruttuoso tra teologia e transumanesimo è possibile nella misura in cui ci sarà da ambedue le parti coinvolte sufficiente apertura nel valutare criticamente i propri fondamentali antropologici ed etici; ciò consentirebbe di estendere il significato delle categorie di riflessione adoperate: il confronto critico su categorie e nozioni come incarnazione, corporeità, ma anche potenziamento, cooperazione, morte e immortalità, potrebbe stimolare e favorire l’estensione semantica di un vocabolario comune usato da più discipline, sia scientifiche che filosofico-teologiche, a partire dalla considerazione della stessa base socio-culturale propria della contemporaneità.

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