La tecnologia è diventata lo strumento principale di conoscenza ed è il modo con cui comprendiamo il mondo intorno a noi. Ogni nuovo dispositivo è uno strumento ulteriore di analisi da utilizzare per aumentare la nostra conoscenza. Fermare o limitare l’uso della tecnologia equivale a frenare le scoperte scientifiche e il progresso umano. La tecnologia, però, conosce solo il sensibile, il materiale, lo sperimentabile ed esclude il trascendente e il metafisico con la conseguenza che più la conoscenza diventa approfondita più diventa fredda e indifferente a Dio. Come pensare Dio nella tecnologia?
Il Vangelo di Luca ci offre una luce. Nei primi due capitoli, da leggersi come un dittico, Zaccaria e Maria ricevono il dono di un figlio come compimento delle promesse.
Durante il servizio al Tempio, un angelo compare a Zaccaria e lo informa che la sua preghiera per un figlio verrà esaudita. Zaccaria risponde: «come posso conoscere questo?» una domanda mossa dal dubbio e perciò punita con il mutismo fino alla nascita di Giovanni. A Maria, invece, l’angelo le appare in casa e quando le annuncia la gravidanza risponde: «come è possibile? Non conosco uomo». Questa sua domanda risulta lecita e, dopo una rapida spiegazione, Maria aderisce all’annuncio. In che cosa differiscono le due risposte?
Zaccaria
Il racconto di Zaccaria usa il verbo γινώσκω (ginosco), conoscere sperimentalmente, tradotto nella vulgata con scio, da cui, appunto, scienza. Zaccaria chiede una prova certa di quello che avverrà e non si accontenta di una semplice profezia. Anche il racconto di Maria usa lo stesso verbo greco ma nell’accezione di conoscenza carnale. Infatti, non vuole una prova, ma indicare uno stupore legittimo: Maria è una vergine non ancora sposata. Per questo motivo, il latino traduce con cognosco anziché con scio.
Zaccaria è il prototipo di chi vede nella tecnologia la possibilità di costruire una società migliore, perciò serve nel Tempio, l’istituzione che conserva e sviluppa questa cultura. È l’uomo che nutre fiducia nelle scienze, negli algoritmi, nella capacità di risolvere qualsiasi enigma. Il dono di Dio per Zaccaria è l’intelligenza umana, la capacità di sviluppare tecnologie che rendono l’uomo sempre più autonomo e simile a Dio. La tecnologia diventa uno strumento di conoscenza ed il suo uso è invocato dal bisogno invincibile di sapere. Chiunque si opponga alla tecno-conoscenza è un nemico della civiltà, un sabotatore del bene comune, un cultore dell’oscuro. Il ruolo di Dio, dopo aver donato l’intelligenza all’uomo, sembra esaurirsi.
Maria
Al contrario, Maria rappresenta quanti vedono nei doni di Dio l’aiuto fondamentale per il progresso umano. Maria è fuori dall’istituzione del Tempio, dal pensiero mainstream, ma non è nell’indigenza o nell’abbrutimento: vive in una casa con un futuro davanti a sé. Non è contraria alle regole osservate da Zaccaria, ma queste non descrivono il suo universo dove Dio è presente come Padre e la tecnologia è un suo dono gratuito. Infatti, benché riteniamo intelligenti anche altre specie viventi, come i primati, i delfini e perfino i nostri cani e gatti, solo l’uomo ha sviluppato la tecnologia e, sebbene sia un dono di Dio, i suoi frutti dipendono dall’uomo.
Tecnologia come dono
Conoscere il fine della tecnologia è fondamentale per una scelta etica, per la costruzione del bene comune. Usare correttamente la tecnologia significa agire con giustizia, con un fine di beatitudine e più si usa rettamente, più si crea una tensione verso il bene.
Pensare la tecnologia come dono di Dio orienta verso l’etica. Al contrario, escludere Dio significa imbarcarsi in un’opera che da diverse migliaia di anni impegna inutilmente la filosofia: definire una morale universale. In altri termini, la domanda non è «che cosa possiamo fare» ma «qual è il fine (τελειος, teleios) per cui lo facciamo», quale progetto pensiamo di portare a compimento: quello nostro o quello di Dio?
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