Offriamo la traduzione di alcuni stralci dell’interessante articolo The Technologisation of Grace and Theology: Meta-theological Insights from Transhumanism del giovane teologo del King’s College di Londra King-Ho Leung. Particolarmente originale i collegamenti tra le azioni di miglioramento della tecnologia e il tradizionale concetto di “grazia”.
In fondo segnaliamo il collegamento con l’articolo originale.
«Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse per il controverso movimento di potenziamento umano tecnologico noto come “transumanesimo”, non solo nello studio accademico dell’intersezione tra religione e scienza, ma anche nella teologia e nell’etica cristiana. Gran parte degli attuali confronti teologici con il transumanesimo ha offerto valutazioni dottrinali ed etiche di vari processi e ambizioni tecnologiche, spesso caratterizzando il transumanesimo come una sorta di parodia secolarizzata o addirittura eresia della teologia cristiana tradizionale. In contrapposizione a tali critiche teologiche, questo articolo cerca di esaminare una serie di questioni meta-teologiche riguardanti la natura e la pratica della ricerca teologica alla luce del recente confronto teologico con il transumanesimo.
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Riflettendo sui paragoni tra grazia e tecnologia, spesso presenti nel recente dibattito teologico sul transumanesimo, questo articolo si propone di considerare come il fenomeno della “tecnologia” possa aver inconsciamente plasmato la pratica della riflessione teologica. Prendendo spunto dalla teoria di Tommaso d’Aquino su grazia e natura, questo articolo sostiene che la distinzione tomistica tra grazia guaritrice ed elevatrice può anche aiutarci a prendere maggiore consapevolezza di come il fenomeno della “tecnologia” possa aver implicitamente plasmato – o addirittura “tecnologizzato” – la comprensione contemporanea della “grazia”.
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Un modo tipico in cui la ricerca teologica si è avvicinata al transumanesimo è stato quello di evidenziare i parallelismi tra l’aspirazione transumanista a raggiungere l’immortalità e la comprensione cristiana della salvezza e della vita eterna. Ma è giusto affermare semplicemente che il “transumanesimo” è una sorta di visione secolarizzata della teosi cristiana che cerca di sostituire la grazia divina con la tecnologia umana? L’aspirazione a migliorare le condizioni di vita degli esseri umani attraverso la tecnologia si riduce sempre a una sorta di cripto-soteriologia “transumanista”?
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Possiamo vedere come la categorizzazione di terapia, miglioramento e transumanesimo possa essere mappata insieme agli insegnamenti di Tommaso d’Aquino sulla grazia. Nella domanda 109 della prima parte della seconda parte della Summa Theologiae, con cui inizia il cosiddetto ‘Trattato sulla grazia’ (QQ. 109–114), Tommaso fa una distinzione tra grazia guaritrice (gratia sanans) e grazia elevante (gratia elevans). Mentre la grazia guaritrice riporta a uno stato non decaduto di perfezione naturale in cui gli esseri umani possono compiere azioni perfette in accordo con le loro capacità naturali (ad esempio, le virtù acquisite di prudenza, giustizia, temperanza e coraggio), la grazia elevatrice apre a uno stato elevato, o, per così dire, migliorato, in cui l’essere umano può “compiere opere di virtù soprannaturale“, come afferma Tommaso d’Aquino nell’articolo 2. O come osserva più avanti nell’articolo 9: la grazia è “un dono abituale mediante il quale la natura umana corrotta viene guarita (sanetur), e dopo essere stata guarita viene elevata (elevetur) così da compiere opere meritorie di vita eterna, che superano la capacità della natura”.
Come la terapia, la grazia guaritrice riporta l’essere umano al suo stato “naturale” pre-lapsariano – essa, per così dire, “annulla” gli effetti o la malattia del peccato, mentre la grazia elevatrice determina un “miglioramento” della natura umana o persino un’elevazione a una sorta di stato “soprannaturale” in cui l’essere umano può compiere azioni in accordo con il suo fine soprannaturale ultimo di vita eterna che eccede la proporzione della natura umana. Detto in modo un po’ brusco: la terapia sta al miglioramento come la grazia guaritrice sta alla grazia elevatrice.
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Inoltre quando Tommaso d’Aquino parla della vita beatifica come di uno stato sovrannaturale in cui l’uomo è in “piena partecipazione della Divinità” (plenam participationem divinitatis), viene l’associazione con la condizione della Singolarità descritta da Kurzweil come “fusione del nostro pensiero biologico e della nostra esistenza con la nostra tecnologia, che dà luogo a un mondo che è ancora umano ma che trascende le nostre radici biologiche”. L’unione con Dio come partecipazione soprannaturale alla Natura Divina immaginata da Tommaso d’Aquino è una “fusione” della nostra natura creata con la Natura Divina, in cui la creatura umana deificata è “ancora umana” – ancora distintamente creata – ma ciò nonostante “trascende” le sue “radici biologiche” o addirittura le sue capacità naturali della natura creata. Non è altro che lo stato deificato dell’esistenza (trans)umana che “sorpassa ogni capacità della natura creata” e “supera ogni altra natura”.
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In quanto tale, la duplice distinzione di Tommaso tra (1) grazia guaritrice e (2) grazia elevatrice, e la sua descrizione della (3) grazia come partecipazione deificante in Dio, possono fornirci un modello tipologico che è parallelo alla caratterizzazione della tecnologia come (1) terapia, (2) miglioramento e (3) transumanesimo.
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Riflettendo “meta-teologicamente”, i miglioramenti tecnologici umani previsti dal transumanesimo sono importanti per la teologia e l’etica non solo come un insieme di possibili dilemmi e problemi etici per i quali i teologi e i moralisti cristiani possono sviluppare una qualche “risposta cristiana” contemporanea o persino una qualche “soluzione” teologica, ma anche “come uno strumento utile per riflettere su una serie di questioni teologiche ed etiche specifiche”.
In effetti, il transumanesimo può fornire alla teologia cristiana scenari ipotetici come esperimenti mentali speculativi – non dissimili dal ragionamento controfattuale della scolastica medievale – per riflettere su una serie di questioni teoriche come la relazione tra grazia e natura o persino la distinzione tra peccato e finitezza.
Tuttavia, nonostante i numerosi paragoni tra potenziamento umano tecnologico e teosi nella recente letteratura teologica sul transumanesimo, il confronto teologico tra grazia e tecnologia si è forse concentrato sulla grazia puramente in termini di “guarigione” e non in termini di “elevazione” o addirittura “deificazione” – il che potrebbe in parte spiegare le ricorrenti preoccupazioni che la tecnologia possa in qualche modo sostituire la grazia e quindi “lasciare il peccato alle spalle”. Sebbene si possa sostenere che in linea di principio non vi sia alcuna possibilità – o addirittura nessun “pericolo” – che la tecnologia possa in definitiva sostituire completamente la grazia, ciò non significa che la tecnologia non abbia effetti sulla ricettività umana alla grazia.
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C’è infatti un altro modo in cui la tecnologia, in quanto “risoluzione tecnica dei problemi”, può influenzare la nostra comprensione della grazia. Se la grazia viene intesa principalmente – o addirittura esclusivamente – come una “soluzione” strumentale al problema del peccato, allora si può sostenere che il paragone tra grazia e tecnologia nel discorso teologico sul transumanesimo è stato inconsciamente plasmato dal paradigma di risoluzione dei problemi del pensiero “tecnologico” moderno: come se la grazia fosse semplicemente una sorta di meccanismo di risoluzione dei problemi o dispositivo tecnologico la cui unica funzione o scopo è “guarire” o “risolvere” il “problema” del peccato.
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In questa misura, una concezione “tecnologica” della grazia che si concentrerebbe principalmente o addirittura esclusivamente sugli aspetti funzionali o meccanici della grazia “guaritrice” e trascurerebbe la dimensione “elevante” della grazia, riflettendo non solo il predominio dello strumentalismo, ma anche l’oblio e il rifiuto della teleologia nel pensiero contemporaneo e moderno.
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Alla luce di ciò, per parafrasare la caratterizzazione del transumanesimo di Ted Peters come uno sforzo di “ricontestualizzare l’umanità in termini di tecnologia”, ci si può chiedere se il discorso teologico sul transumanesimo abbia avuto una tendenza inconscia a “ricontestualizzare la grazia in termini di tecnologia”. Una tale ricontestualizzazione “tecnologica” o persino “tecnologizzazione” della grazia ha implicazioni etiche significative non solo per la comprensione della grazia e della sua relazione con la tecnologia transumanista o addirittura con la salvezza, ma soprattutto per le abitudini di pensiero che sostengono e orientano la comprensione di dottrine particolari come la grazia e la salvezza.
Come sostenuto in precedenza, non esiste, in linea di principio, alcun “pericolo” immediato che la tecnologia di potenziamento umano possa eliminare il bisogno umano di grazia. Il vero “pericolo” della tecnologia non risiede nel suo potenziale di “sostituire” la grazia, ma piuttosto nelle sue capacità latenti di plasmare o inquadrare il modo di pensare di ciascuno, comprese le riflessioni teologiche.
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Parafrasando ancora Peters, dobbiamo “ricontestualizzare l’umanità in termini di grazia” – invece che di tecnologia – e a sua volta anche ricontestualizzare la tecnologia in termini di grazia»
L’articolo originale è di Leung, K.-H. (2020), The Technologisation of Grace and Theology: Meta-theological Insights from Transhumanism. Studies in Christian Ethics, 33(4), 479-495. https://doi.org/10.1177/0953946820909747 (Original work published 2020)
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