Dottrina Tecnologica della Chiesa

PER UNA DOTTRINA TECNOLOGICA DELLA CHIESA  # 1

Con questo articolo, Andrea Vaccaro inizia una riflessione per la fondazione di una teologia della tecnologia

Principio 1: la tecnologia è un dono di Dio

Purtroppo è oramai un luogo comune e un diffuso pregiudizio che la Chiesa avversi tecnica e tecnologia. Questo non è molto conforme alla realtà. Con la serie di interventi che qui si inaugura intendiamo rimarcare alcuni principi fondamentali su cui si basano la riflessione e l’insegnamento della Chiesa su tecnica e tecnologia. Una sorta di Dottrina tecnologica della Chiesa. Il primo principio da cui partire è: la tecnologia è un dono di Dio.

1. la tecnologia è un dono di Dio

Non si tratta di una concessione degli ultimi pontefici per compiacere le giovani generazioni.

Papa Pio XI, in tempi come si suol dire non sospetti, nell’enciclica Vigilanti Cura del 29 giugno 1936 pone il primo basamento del principio. Trattando specificamente dell’arte e della cultura cinematografica che cominciava a diffondersi, il papa sollecita naturalmente a un suo uso retto, cioè non sottoposto solo alla logica del profitto economico. Ciò che qui interessa è però la sottolineatura che la tecnica è un vero dono di Dio. Ecco il passaggio tra i capoversi iniziali:

“è necessario e urgente il provvedere che… i progressi dell’arte, della scienza, e della stessa perfezione tecnica e industria umana, come sono veri doni di Dio, così alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime siano ordinati e servano praticamente all’estensione del regno di Dio in Terra”

Il fatto che il principio abbia funzione quasi incidentale nella proposizione non ne diminuisce il valore, anzi indica quanto esso debba essere dato come scontato.

Il successore papa Pio XII, circa venti anni dopo, con l’enciclica Miranda Prorsus dell’8 settembre 1957, sempre dedicata ai mass media, lo ribadisce sin dall’inizio. L’incipit dell’enciclica è di grande impatto:

Le meravigliose invenzioni tecniche, di cui si gloriano i nostri tempi, benché frutti dell’impegno e del lavoro umano, sono tuttavia doni di Dio”.

Nel periodo si va articolando il pensiero della tecnologia come co-creazione di Dio e dell’essere umano.

Procedendo con la Lettera, il papa affigge un altro punto fermo, che ne è conseguenza logica. Siccome dalla tecnologia possono essere tratti anche motivi di ingiustizia e malvagità potremmo essere indotti a concludere che dalla tecnica in sé provenga il male. È un sillogismo fallace.

“Il male morale non può certo provenire da Dio… né dai ritrovati tecnici, che sono Suoi doni preziosi, ma solo dall’abuso che può farne l’essere umano”.

Il sillogismo corretto dovrebbe articolarsi approssimativamente così: Dio è buono; la tecnica è un suo dono; quindi la tecnica non può essere in sé cattiva. Il dato strettamente teologico è che la tecnica è buona; la considerazione sull’abuso che se ne può fare appartiene a un altro ordine di discorso.

Trent’anni dopo, papa Giovanni Paolo II, nella Sollicitudo Rei Socialis n. 29, riflette sui beni prodotti dal “progresso tecnologico”. I rischi che i beni della tecnologia comportano non ne devono oscurare la derivazione divina:

“Il pericolo dell’abuso consumistico e l’apparizione delle necessità artificiali non devono affatto impedire la stima e l’utilizzazione dei nuovi beni e risorse posti a nostra disposizione; in ciò dobbiamo, anzi, vedere un dono di Dio”.

È però in un’altra occasione che il messaggio di papa Wojtyla si fa ancora più vibrante, quando nel viaggio del 1981 in Pakistan, Filippine e Giappone, tiene un Discorso a Hiroshima. Quale contesto più appropriato nel caso la Chiesa volesse infierire sul male della tecnologia? E invece, anche in quella triste circostanza il papa ribadisce il principio che avvicina i termini “tecnologia” e “dono” e pone la Chiesa dalla parte opposta rispetto a coloro che condannano scienza e tecnica:

“La critica alla scienza e alla tecnologia qualche volta è così severa che si avvicina a una condanna della scienza stessa. Al contrario, la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un dono di Dio”. 

Nella Laudato si’ n. 131, papa Francesco dedica un pensiero esaltante al tema, dove i tecnologi sono paragonati ad artisti la cui creatività è un “dono speciale” per l’appunto “donato da Dio”:

“Se non si può proibire a un artista di esprimere la sua capacità creativa, neppure si possono ostacolare coloro che possiedono doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli altri”.

Nel Discorso preparato per l’incontro con i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la vita del 28 febbraio 2020, il principio già espresso in forma un po’ indiretta è esplicitato totalmente. Lo sguardo è tutt’altro che irenico e ingenuo riguardo alle ingiustizie che le tecnologie possono amplificare:

“Questi pericoli non devono però nascondere le grandi potenzialità che le nuove tecnologie ci offrono. Siamo davanti a un dono di Dio”.

Le conseguenze negative non toccano la natura sostanziale della tecnologia: essa è dono di Dio.

E si giunge così all’esclamazione che più ha suscitato clamore su ogni genere di stampa, tenuta qui per ultima sebbene cronologicamente precedente. Siamo al 23 gennaio 2014 e il Vaticano rende noto il Messaggio del papa per la XLVIII Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali dove risuona forte e chiaro che “Internet è un dono di Dio”. La frase è più indiretta rispetto alla resa comparsa sui media, ma letta alla luce di quanto precede non è poi tanto lontana nel significato:

“In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”.

Il primo principio per una Dottrina tecnologica della Chiesa insegnata dal Magistero è: la tecnologia è un dono di Dio.

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